
Ma oggi è successo qualcosa. Mi attrae quella cadenza nel parlare legata a luoghi così lontani. Ti osservo mentre scendi quei pochi gradini concentrata solo sulla tua piccola e l’uomo che ti accompagna. Non posso evitare di notare le tue forme giunoniche, racchiuse in un costume nero leggermente sottodimensionato, frutto probabilmente di un acquisto fatto troppo tempo prima.
Entrare in vasca con il trucco sugli occhi non è stata una buona idea, ci vuole poco perché ti dia fastidio agli occhi, tanto da costringerti a uscire. Mentre ti alzi in piedi e ripercorri le scale sei costretta a sistemare la parte superiore del costume che lascia intravedere la parte inferiore dei seni.
Non posso fare a meno di pensare quanto tu sia donna e quanto sia forte il mio desiderio di onorare la tua essenza. Mentre c’è chi divertito scherza nell’acqua tu con un telo indosso ti muovi cercando di comprendere cosa possa offrirti quel piccolo angolo di relax finendo per entrare nel bagno turco.
So perfettamente che l’unica persona all’interno, so perfettamente come raggiungerti senza farmi notare e so perfettamente che l’ingresso è comodamente controllabile dall’interno. Ti voglio.
Il vapore rende tutto piuttosto indefinito e ovattato, non cerco un contatto vocale, nessun buongiorno di rito, mi siedo non troppo distante e chiudo gli occhi respirando profondamente. Purtroppo so di non aver tempo così con la scusa di prendere il doccino ti sfioro un seno. Mi guardi senza dire nulla, ti guardo senza chiedere scusa… voglio che sia chiaro che era esattamente quello che volevo fare.
Per lunghi secondi in mezzo alla nebbia ci siamo fissati fin quando le mie poche parole hanno rotto il silenzio, la tua resistenza per la verità piuttosto blanda è caduta completamente quando ti ho fatto notare con quale anticipo era possibile vedere se qualcuno si avvicinava alla porta.
Un lungo bacio e le mani fra le gambe esplorandosi come due animali, ma non c’è tempo da perdere.
Abbassato il tuo costume alle ginocchia, posizionate le tue mani sulla parete e girata verso la porta a vetri, ho solo voglia di spingermi tra le tue cosce con una spinta secca che ti rimanga impressa per sempre. Il tuo corpo tentenna e la tua bocca mal cela il godimento. Mentre affondo sempre più determinato nel tuo ventre, si sente solo il suono del mio corpo che si schianta dentro al tuo e i tuoi gemiti che tradiscono un lungo periodo di astinenza. Ho bisogno di stringere i tuoi seni e sollevo con destrezza la parte superiore del costume, sento il tuo corpo vibrare, con la mano destra afferro i tuoi capelli per spingerti a guardare l’effetto di luci sul soffitto. Un celo stellato artificiale. Sento il tuo orgasmo montare, lo sento esplodere, lo gestisco afferrandoti per i fianchi e rimanendo profondamente piantato dentro di te.
Con abilità ricambi portando il mio ventre alla bocca.
Con quale serenità sei uscita per tornare alla tua vita.
Non ci siamo detti neanche i nostri nomi. Perfetti sconosciuti.