
Bussai delicatamente e aprii la porta invitandoti a chiudere gli occhi. Tu in modo molto disciplinato assecondasti la mia richiesta. Mi avvicinai al tuo orecchio destro facendoti sentire il mio alito caldo e procurandoti un piccolo brivido, ti dissi che ero io, che ero li per te.
Tu non parlasti, probabilmente aspettavi solo di sapere se avrei mantenuto fede alla mia parola, aspettavi di sapere se davvero mi sarei limitato a baciarti.
Come sempre in questi casi faticai non poco ad avvicinare la mia bocca alle tue labbra senza allungare le mani, sempre così irriverenti e smaniose di esplorare, mi limitai ad appoggiare la mano destra appena sotto al tuo seno sinistro, avendo così la possibilità di sentire come il tuo cuore accelerava. Sembrava dovesse esplodere.
Mi spostai, giusto il tempo di poter guardare il tuo viso, la tua espressione, per poi avvicinarmi nuovamente al tuo orecchio e dirti che io non ti avrei toccata, perché io ho una sola parola che rigidamente mantengo. Fu in quel momento che presi la tua mano destra. Sentendo questo ti irrigidisti, cercando di ritrarla, fu allora che per la terza e penultima volta ti parlai dicendoti qualcosa che, mi resi conto essere inaspettato, ti dissi che la tua mano non era per me.
Era per te.
E così dicendo l’appoggiai poco sopra al tuo ventre e tornai a baciarti profondamente. Pochi istanti dopo mi resi conto che stavi slacciando i pantaloni e avevi scelto di lasciarti andare. Il tuo corpo ondeggiava e io lo assecondavo nel baciarti. Godevo dell’accelerazione del tuo respiro, dell’accelerazione del tuo cuore. Godevo dei brividi che crescevano e montavano. Ho goduto profondamente nel vederti godere, trattenendoti, stringendoti.
Ti ho accarezzato il viso, e ti ho lasciato con le mie ultime parole. Grazie, è stato meraviglioso.
Chissà che non ci siano altre parole e altri brividi.
Ti aspetto.